Il problema degli impianti a biogas e a biomasse autorizzati in modo selvaggio inizia a farsi sentire anche in Toscana. Certamente non siamo ai livelli delle problematiche della valle Padana, ma sono sempre di più i cittadini che devono organizzarsi in comitati per fronteggiare impianti spesso autorizzati in modo troppo semplicistico, affrettato e senza rispettare le dovute norme di precauzione sanitaria. L'orgia degli incentivi spinge molte multinazionali, spesso camuffate da aziende locali, a investire in centrali elettriche a biomasse o a biogas nascondendosi dietro al paravento dell'energia pulita che, dicono, ci servirebbe a tutti i costi. Energia che nella maggior parte dei casi pulita non è. Basti dire che cresce sempre di più il numero degli impianti a biogas che utilizzano come biomassa il mais, mais che viene sottratto alla catena alimentare e che quindi poi il paese è costretto ad importare da paesi esteri e che arriva agli impianti su migliaia di camion. Il mais che alimenta gli impianti dovrebbe inoltre arrivare da filiera corta, ma poi si scopre arrivare esso stesso dall'estero; stesso discorso per gli impianti a biomassa che bruciano legna e che molte volte si riforniscono, indebitamente, di legname dall'estero. Ma oltre ai danni alle tasche dei cittadini (che pagano con le proprie tasse gli incentivi), c'è il problema che molti di questi impianti vengono autorizzati vicino alle abitazioni, così che i residenti si ritrovano accanto a casa impianti che producono nanoparticelle, maleodoranze, inquinanti gassosi e liquidi e molto spesso le amministrazioni locali, con la scusa falsa che non possono far niente per impedirlo, lasciano correre. E' infatti ormai risaputo che alcune multinazionali del biogas/biomassa sono fra le prime aziende foraggiatrici di alcuni partiti politici italiani. In alcuni casi si sono scoperti impianti che erano coperture per lo smaltimento di rifiuti speciali o come accade nelle Marche, la procura sta indagando su alcuni presunti favoritismi che alcuni biomassisti avrebbero ricevuto in barba a controlli e norme sanitarie. In Toscana già due autorizzazioni sono state bloccate nell'ultimo anno grazie alla mobilitazione repentina della popolazione che, grazie anche allo scambio di esperienze con altri comitati e con il coordinamento nazionale Terre Nostre, è riuscita a mettere in campo tutte le risorse possibili e a convincere l'amministrazione locale dell'assurdità di tali impianti (Castiglion Fibocchi e Cinigiano). E proprio a Pontedera 2 anni fa fu bloccata l'autorizzazione per la centrale elettrica a Colza da 5MW che doveva sorgere presso il futuro autodromo di Pardossi, grazie alla mobilitazione cittadina. Per queste ragioni il CGCRV ha voluto organizzare questa riunione. La mattina servirà ai comitati Toscani per conoscersi, scambiarsi esperienze e gettare le basi per una rete regionale su modello di altre regioni, mentre nel pomeriggio il Coordinamento Nazionale Terre Nostre aggiornerà e si confronterà con tutti i comitati Toscani e tutti i rappresentanti regionali delle altre regioni su strategie e possibili azioni da portare avanti, sia a livello locale che nazionale. Visto quindi la centralità e la facilità di raggiungimento di Pontedera da tutta la Toscana, ci è sembrato naturale prodigarci all'organizzazione di questa riunione che speriamo porterà alla nascita di un movimento regionale. La riunione si svolgerà presso il centro sete sois sete luas, sabato 12 ottobre dalle 9,30 alle 18,00 in viale R.Piaggio 82
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