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S.Maria a Monte: centrale biogas di S.Donato, presidio sotto la Provincia lunedì 25 giugno

Argomento: evento

riceviamo e pubblichiamo integralmente la convocazione del presidio popolare in occasione della Conferenza dei Servizi relativa alla centrale a biogas di S.Donato (S.Maria a Monte), da parte del Comitato "Tutela Salute e Ambiente San Donato"

 


 

Comitato "Tutela Salute e Ambiente San Donato"

  lunedì 25 giugno 2012, ore 9,30
si invitano tutti i cittadini a partecipare numerosi alla

manifestazione contro la centrale biogas

in occasione della Conferenza dei Servizi che si terrà lunedì 25 giugno alle ore 9:30 presso i locali della Provincia di Pisa di Via Nenni 30

ritrovo alle ore 7,15 presso il Circolo Arci di S. Donato

leggi il comunicato stampa completo

per maggiori informazioni: www.comitatotutelaambientesdonato.blogspot.com



L'impianto a biogas non può sorgere su quei terreni, lo dicono anche le linee guida regionali

Il 25 giugno la provincia sarà chiamata ad esprimersi nuovamente sul progetto della centrale a biogas di San Donato. Il 25 giugno i cittadini di San donato saranno ancora una volta davanti alla provincia a manifestare contro la centrale.
Abbiamo finalmente avuto accesso agli atti. Dal verbale della prima conferenza dei servizi risulta che le nostre osservazioni non sono state discusse e questo ci pare prima di tutto illegittimo e in secondo luogo grave. Che i tecnici provinciali che noi cittadini paghiamo profumatamente con le nostre tasse, snobbino le osservazioni che lecitamente i cittadini apportano al progetto e quanto di più meschino una politica autoreferenziale possa fare. Sembra comunque che abbiano ugualmente sortito un certo effetto perchè andando a confrontare le integrazioni richieste per altri impianti a biogas presentati alla provincia con quelle richieste per questo progetto, salta subito all'occhio che stavolta siano molte di più in numero e anche molto più forti. Risulta perciò chiaro che se i cittadini non si fossero mossi per salvaguardare i propri diritti, i nostri amministratori non lo avrebbero fatto e questo ci pare oltremodo grave. Senza contare che la provincia ci ha negato l'accesso al verbale fino al riprendere del procedimento. Ed anche questo voler “nascondere” i documenti ci pare arrogante e per niente democratico.

Appena abbiamo avuto il verbale lo abbiamo fatto controllare anche ai nostri avvocati perchè volevamo essere sicuri di non giudicare in modo errato l'operato del comune, e i nostri avvocati ci ha confermato quello che ci aspettavamo e cioè che, a differenza di quanto asserito dal nostro sindaco poco dopo la conferenza dei servizi, l'operato del comune è stato pressoché nullo. Questo è quello che si evince dalla lettura del verbale; anche stavolta il cittadino ha dovuto salvaguardarsi da solo. Se comunque i nostri amministratori e il nostro sindaco pensano il contrario e si sentono offesi da questo nostro pensiero, allora che se la prendano con chi ha redatto il verbale.
Abbiamo avuto modo di leggere la bozza delle linee guida regionali per le centrali a biomassa e riporta testualmente: “le aree che si trovano nelle zone classificate dal PAI, e dagli strumenti urbanistici comunali, ad alta pericolosità idraulica (media pericolosità idraulica da valutare) e le aree golenali non si ritengono idonee alla realizzazione di centrali a biomassa e delle relative opere connesse”. La zona dove deve sorgere l'impianto, lo ricordiamo, è proprio ad alta pericolosità idraulica. Ci chiediamo a questo punto, se la regione ritiene in prima istanza questa zona non idonea, e sappiamo anche tutti bene quanto siano importanti i problemi di pericolosità idraulica viste le esondazioni degli ultimi anni, a rigor di logica anche la provincia, il comune ed enti come in primis, l'autorità di bacino, dovrebbero ritenere in egual modo la zona non idonea e dovrebbero mettere in evidenza le criticità e i pericoli che evidentemente sussistono proprio perché i cittadini vengano salvaguardati.
Stesso discorso vale per la mitigazione visiva. Sulle linee guida si dice:”occorre utilizzare digestori a basso impatto paesaggistico con un altezza massima di 3 metri fuori terra”. L'impianto che deve sorgere a San Donato avrà un digestore che raggiunge l'altezza di 15 metri fuori terra. Ci domandiamo allora quali sono i criteri di valutazione paesaggistica visto che la sopraintendenza di Pisa non ha ravvisato, per adesso, tale problema.
Inoltre sempre sulle linee guida si parla di “effettiva valorizzazione del recupero di energia termica” e riscaldare i 6 appartamenti di proprietà del signor Prati, ci sembra uno specchietto per le allodole ed una presa in giro.
Siamo consci che tali linee guida sono al vaglio, ma se i tecnici regionali hanno per adesso steso queste righe significa che le criticità esistono senza ombra di dubbio. Sicuramente i nostri amministratori ci risponderanno che hanno le mani legate e che non possono, ma la verità è semplicemente che non vogliono.
Volevamo inoltre ricordare che per quanto riguarda la vulnerabilità idrogeologica, da quanto si ricava dal PTC, tale zona non è ritenuta idonea per centrali termoelettriche, produzione elettrica e assimilabili di ogni tipo.
In effetti la zona è classificata come paleoalveo del fiume Arno, ed è chiaro che in quei terreni la falda acquifera è scoperta e facilmente intaccabile e queste centrali hanno stoccaggi di enormi quantità di digestato che contengono per lo più azoto e metalli pesanti, senza contare il digestato stesso che verrà sversato proprio su quei campi. In alcuni comuni aree di questo tipo sono soggette a forti restrizioni.

Tutto questo ancora per ribadire che in quella zona non si può e non si deve far costruire un impianto a biogas.
Nei prossimi giorni comunque accederemo anche alle integrazioni del progetto, le analizzeremo e diremo la nostra.
Il 25 giugno saremo di nuovo davanti alla provincia per far valere le nostre ragioni

Comitato tutela salute e ambiente San Donato

 


 

Impianto a biogas: quale ridimensionamento?

Abbiamo letto le dichiarazioni del nostro sindaco e degli altri membri della giunta e siamo rimasti esterrefatti dalla quantità di gravi inesattezze pronunciate. Si parla di impianto ridimensionato, ma l'unica cosa che è stata realmente ridimensionata è la grandezza delle trincee di stoccaggio della biomassa i cui 4/5 passano nel PIP. Questo certamente inciderà sulle maleodoranze, ma non incide per niente sul volume di traffico e sulle emissioni. Nella prima stesura del progetto si parlava di 1280 mezzi pesanti all'anno che avrebbero insistito sulla viabilità e se si vanno a leggere le nuove integrazioni al progetto si ritrova di nuovo la stessa quantità, 1280 mezzi totali. Quindi non è cambiato niente!
Ma questo sarebbe chiaro a chiunque, visto che la potenza dell'impianto è rimasta la stessa e la quantità di biomassa necessaria sempre 18100 tonnellate!
Il nostro sindaco parla di minor impatto visivo, ma l'azienda ha ribassato solo un paio di vasche, mentre i digestori, che anche le linee guida regionali più volte sbandierate dai nostri amministratori, vorrebbero 3 metri fuori terra, sono rimasti alti 15 metri. Dove sta la mitigazione visiva?
Ci chiediamo ancora una volta se il sindaco David Turini abbia letto le integrazioni al progetto o sia rimasto abbagliato dalla proposta di guadagno per il comune con la vendita dei terreni del PIP. Ancora una volta si prendono in giro i cittadini!
Il nostro sindaco, visto che ha speso così tanto tempo per concertare con il proponente, avrebbe anche potuto organizzare un assemblea a San Donato per spiegare i nuovi sviluppi, ma la trasparenza, da lui tanto sbandierata, è inesistente: si preferisce tenere il cittadino all'oscuro di tutto.
Invece di perdere tempo a rispondere via stampa dal suo scranno, doveva scendere in piazza e parlarne con i cittadini, sicuramente sarebbe stato impegnativo ma democratico, trasparente, giusto.
Rimaniamo sconcertati e sinceramente delusi dalle dichiarazioni dell'assessore all'ambiente Raffaello Corsi che parla di diminuzione di quantità di polveri sottili. Come si può affermare una cosa del genere se il numero dei mezzi pesanti rimane lo stesso e se la quantità di gas bruciato per creare energia elettrica rimane lo stesso? Vogliamo ricordare che come abbiamo già mostrato precedentemente questo impianto in un anno produce tanti ossidi di azoto quanto 5000 case di 100 metri quadri. E qui ci si rallegra perchè il committente realizzerà per alcuni suoi appartamenti un sistema di teleriscaldamento sufficiente per 6 utenze.
5000 contro 6, ci sembra ridicolo.
Nelle integrazioni i progettisti parlano di 2-3 passaggi giornalieri con mezzi pesanti che trasportano 20 tonnellate e in alcuni casi 30 tonnellate, solo per apportare le biomasse al digestore, senza contare, cioè, i mezzi per il trasporto del digestato.Le trincee dell'impianto a San Donato sono state ridimensionate a 1/5 della grandezza originale, ma nessuno può garantire che poi effettivamente questi signori effettueranno dei regolari viaggi giornalieri dal centro di stoccaggio del PIP al digestore, perchè potrebbero organizzarsi consumando fino a esaurimento la trincea a San Donato e ricaricandola ogni qual volta sia necessario (5 volte l'anno) e questo causerebbe di nuovo un ingolfamento. Ma a parte questo, se si è reputato la viabilità inadatta a ricevere 1280 mezzi pesanti la prima volta, perchè ora la si reputa adatta se il numero dei mezzi e la loro tipologia rimane la stessa?
I nostri amministratori sono rimasti sicuramente allettati dalla cifra che rimarrà nelle casse del comune con la vendita di terreni del PIP: è sempre la stessa storia, si vende la salute dei cittadini per trenta denari.
Nelle integrazioni richieste si era richiesto al proponente di valutare l'inserimento di uno step per un maggiore abbattimento degli ossidi di azoto, ma il proponente si è rifiutato perchè entro i limiti prefissati. Qualche step di abbattimento non avrebbe avuto un costo proibitivo per un impianto che farà incassare a questi signori fior fior di quattrini, pagati dal contribuente.
Il comune avrebbe potuto concertare anche su questo e cercare di fare qualcosa per la salute dei suoi cittadini, avrebbe potuto spingere per l'adozione di qualche filtro in più, ma se ne è altamente fregato: il loro compito è vendere i terreni del PIP, non salvaguardare la salute del cittadino.
Anche il fatto che il proponente si sia adeguato alle linee guida regionali è una presa in giro, perchè noi quelle linee guida le abbiamo lette e lì si parla di digestori fuori terra 3 metri, e si dice che in zone ad alta pericolosità idraulica (come lo è quello di San Donato) non si possono costruire impianti di questo tipo.
Quindi anche la tanto sbandierata richiesta di sospensiva in attesa delle regole regionali è stato un modo per calmare gli animi e una nuova presa in giro.
Il sindaco dovrebbe battersi perchè, come lui ha affermato, non sia autorizzato un impianto già fuori regola in partenza, e allora che si batta e non si rimangi la parola: questo impianto le linee guida non le segue!
Non ci vengano però a prendere in giro. Se il progetto fosse cambiato sostanzialmente, la Provincia lo avrebbe annullato e avrebbe preteso un nuovo procedimento autorizzativo, e ciò dimostra che le variazioni sono minime, anche se si vuole farle passare per mastodontiche.
Durante questi mesi abbiamo avuto contatti con alcuni dirigenti del PD e di SEL che hanno mostrato di comprendere i nostri timori per la quantità di emissioni di questo impianto e per il pericolo alla salute che rappresenta e adesso ci chiediamo se sono in accordo con quanto i loro rappresentanti sostengono. Senza contare che alcuni di loro proprio oggi invitano i loro partiti ad ascoltare i cittadini.
Perchè non si è voluto parlare con i cittadini? Dove sta la trasparenza? Ancora una volta il comune agisce sbattendo il pugno sul tavolo, loro sono il potere e i cittadini i sudditi; ancora una volta ci si prodiga per il privato e si abbandona la collettività, collettività che è sempre stata la bandiera di chi fa parte di PD e SEL, ma si sa: il denaro nelle casse del comune fa più gola.

Comitato tutela salute e ambiente San Donato

 


 

Biogas: secondo il Comitato altre sviste nel progetto

Abbiamo letto le integrazioni apportate al progetto.
Oltre a quelli rilevati nel precedente comunicato abbiamo, a nostro parere, trovato altri errori.
Ci chiediamo anche stavolta se i nostri amministratori hanno letto le integrazioni.
In primo luogo il numero dei mezzi per il trasporto della biomassa sarebbero molti di più, perchè come nel precedente progetto non si tiene di conto della effettiva capacità dei mezzi, cosa che per altro è anche richiesta nelle osservazioni della precedente conferenza dei servizi.
I progettisti parlano di un peso specifico dell'insilato di mais di 0,65t/m³ e di mezzi a tre assi da 20t.
Tali mezzi, se si fa una ricerca trasportano 20t di materiale, ma hanno una capacità di 20 m³, quindi con una semplice moltiplicazione si scopre che possono trasportare al massimo 13t di insilato. Questo significa che il numero di mezzi per il trasporto della biomassa aumentano, a nostro parere, di circa il 65%.
In comune si sono accorti di questo?
Altro importantissimo dato è la vulnerabilità idrogeologica.
Su richiesta dei tecnici dell'Arpat il proponente ha stilato un'approfondita relazione sulla vulnerabilità idrogeologica dei terreni sui quali sorgerà l'impianto e da questa risulta che la classificazione relativa alla vulnerabilità idrogeologica è quella che conoscevamo già, senza esprimersi sulla fattibilità dell'intervento. In questo tipo di zona non possono essere costruite centrali termoelettriche, a turbogas e assimilabili. A questo punto i progettisti cercano di dimostrare che una centrale a biogas non è assimilabile ad una centrale termoelettrica o a turbogas, ma è praticamente più simile ad un allevamento di bovini.
In un allevamento di bovini non si hanno motori endotermici ed alternatori per la produzione di elettricità, quindi questo dibattimento a nostro parere risulta errato. Senza contare che sul terreno in questione si avranno stoccaggi di digestato che come ben sappiamo contiene altissime quantità di azoto e metalli pesanti.
A questo proposito, c'è da tener di conto che il digestato stesso verrà sversato sui terreni in questione e per quanto riguarda il calcolo dell'azoto abbiamo rilevato, a nostro parere, un altro errore. Rifacendoci al DGR 1198/2010 della regione Emilia Romagna (regione che ha molti più impianti a biogas sul suo territorio e che quindi ha una legislatura più avanzata) e seguendo la metodologia utilizzata in molte relazioni agronomiche di impianti già autorizzati pervenuteci da altri comitati, la quantità di azoto che verrà sversata sui 180ha di proprietà del proponente saranno di 316kg/ha. Contando, come si enuncia nel progetto stesso, che il mais ha la capacità di assorbirne 180-230 kg a ettaro, avremo un surplus di 85-135 kg/ha che andranno a intaccare la falda acquifera di una zona più volte definita a rischio.
Legato a questo è anche la dichiarazione che tale coltura intensiva verrà effettuata a “secco”. Secondo molti testi appositi tale coltura a secco, in modo intensivo, può essere svolta nelle regioni del nord-est italiano. Andando a leggere il “Testo unico di tecnica dell'irrigazione” della facoltà di agraria di Firenze, si può leggere come tale tipo di coltura necessiti di una irrigazione di 7000 m³/ha e di come siano quindi necessari emungimenti copiosi. Allo stesso modo possiamo citare alcuni articoli apparsi sui giornali locali, tra cui uno apparso su gonews del 28/03/2012, dove proprio Coldiretti Toscana, nella persona del presidente Tullio Marcelli e con l'ausilio di Nacci (pensiamo lo stesso Nacci proponente dell'impianto) si lamentino dei problemi di siccità della Toscana e di come il clima sia irrimediabilmente cambiato e di come culture come grano, mais e orzo, rischino il dimezzamento di resa. Oltretutto in questo articolo Coldiretti chiede la realizzazione di pozzi e piccoli laghetti nelle campagne per l'irrigazione e la stesura di un piano idrico pluriennale.
Una minor resa provocherebbe penuria di materia prima per il proponente che dovrebbe così procurarsi più biomassa da terzi, perdendo anche il requisito di prevalenza e aumentando il numero dei trasporti.
A questo vogliamo aggiungere anche il documento pervenutoci dal comitato di Mezzolara di Budrio, dove un impianto simile al nostro, da poco autorizzato è stato bloccato dai vigili del fuoco della provincia di Bologna perchè la grandezza dell'accumulatore pressostatico (uno dei due digestori), raggiunge dimensioni fuori norma rispetto al DM del 24/11/84.
I nostri amministratori sanno di questi problemi di sicurezza?
Consegneremo le nostre osservazioni in provincia e saremo là a protestare lunedì 25 giugno alle 9,30.

Comitato tutela salute e ambiente San Donato

Pubblicato Lunedi 18 Giugno 2012 - 10:49 (letto 2495 volte)
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